Con la mostra “Sguardi sul mondo” al Salone degli Incanti di Trieste Steve Mc Curry esplora luoghi e anime

“Un’ immagine può trasmettere un umanesimo universale e svelare una verità profonda e toccante, catturando un frammento che altrimenti potrebbe passare inosservato.”
Questo è uno dei messaggi che la mostra “Steve Mc Curry-Sguardi sul mondo“, allestita nel Salone degli Incanti a Trieste ha voluto trasmettere. Promossa dalla Regione Friuli Venezia Giulia nell’ambito del programma Go!2025, e curata da Biba Giacchetti, con la direzione artistica di Gianni Mercurio, ha ottenuto una notevole affluenza di pubblico. Composta da 150 scatti di Steve Mc Curry, una delle voci più iconiche della fotografia contemporanea, accompagna il visitatore tra culture ed esperienze diverse, in un viaggio emozionante che dovrebbe essere quello del famoso fotografo, ma che diventa anche quello di chi guarda le sue colorate immagini.

Mc Curry, nato nel 1950 a Filadelfia, si è laureato nel 1974 in Cinematografia e teatro all’Università della Pennsylvania ed il cinema ed il teatro li ha portati poi sulla strada. I suoi lavori infatti raccontano di culture lontane, anche quelle in via di estinzione, di tradizioni e di conflitti, mantenendo sempre al centro l’elemento umano. Dai suoi viaggi in India, in Afghanistan, in Pakistan, in Etiopia o a Papua ci arrivano paesaggi indimenticabili, quasi scenografici, ma quello che colpisce particolarmente il visitatore sono i ritratti.
Uomini, donne, giovani ed anziani, ma soprattutto bambini di diverse etnie e provenienze, si fanno ricordare per gli occhi vivaci, gli sguardi intensi e penetranti, che possono trasmettere malinconia e fragilità, ma anche determinazione, dignità e fierezza.

Nell’esposizione del Palazzo degli Incanti ci sono le immagini famose, come quella di Sharbat Gula, la ragazza afgana dallo scialle rosso e dagli occhi color smeraldo, che valse a Mc Curry la copertina del National Geographic, quella della piccola Shakti, appartenente all’etnia Rabari del Rajastan, quella della bellissima donna Tuareg del Mali, dal copricapo blu, oppure quella del dodicenne di Kabul, immortalato vicino alle barricate militari con intorno al collo un nastro di proiettili per mitragliatrici, ma anche altre meno note. Tutte sono frutto di incontri casuali in cui il fotoreporter è riuscito con la sua macchina fotografica a trasformare l’attimo in un racconto.

Da sempre McCurry testimonia con i suoi scatti le gesta della povera gente, delle persone sofferenti a causa dei conflitti, di quelle che devono abbandonare il lavoro, la casa o il paese in cui sono nati, di vittime e rifugiati. Non ci sono uomini potenti, ricchi o famosi nelle sue foto perchè come lui stesso racconta “sono i soggetti più deboli dell’umanità a poter raccontare grandi storie su quanto accade nel mondo”.

La mostra sarà visitabile fino al 04 maggio 2025 dal martedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00, i sabati e le domeniche dalle 10.00 alle 19.00.

Puoi leggere l’articolo completo anche su Trieste News 

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