È una riflessione divertente ma pungente sulle dinamiche del potere, quella proposta dallo spettacolo “Calcoli. L’arte dell’inganno”, la nuova commedia prodotta da La Contrada – Teatro Stabile di Trieste, scritta dal pluripremiato Gianni Clementi, con la regia di Blas Roca Rey.
La trama della rappresentazione portata in scena al Teatro Bobbio parte da un’ambientazione intima in uno chalet di montagna, dove un Sottosegretario agli Esteri, disinteressandosi degli avvenimenti politici internazionali e perfino dell’imminente campagna elettorale si rifugia, per trascorrere un fine settimana con una giovane attrice, all’insaputa della moglie. Con l’arrivo però di un inaspettato personaggio il weekend di passione sembra trasformarsi in un incubo. Tra situazioni al limite del surreale, intrighi, inganni ed imprevisti lo spettatore assiste con il fiato sospeso ad un crescendo di tensione e violenza. Alla fine però con un colpo di scena non tutto è come sembra, nemmeno il panorama alpino che appare dalla finestra.
Sul palcoscenico c’è un quartetto di attori affiatati. Blas Roca Rey, che oltre a curare la regia è anche il protagonista e veste i panni di un personaggio complesso e sfaccettato, pieno di energia, dagli aspetti viscidi ed immorali, ma anche esibizionistici, come si conviene ad un “politico” dei giorni nostri. Molto convincenti anche Andrea Lolli nel ruolo di Moliverni, il suo invadente ed astuto portaborse, Pietro Buontempo nei molteplici ruoli di criminale evaso, dell’ex compagno tradito e del complice nella farsa elettorale e Monica Rogledi, che incarna sulle scene la show girl Patrizia.
Gianni Clementi è uno dei più prolifici ed amati autori teatrali contemporanei. La piacevole composizione dei suoi scritti riscontra un notevole successo di pubblico e critica e i suoi spettacoli sono fra i più rappresentati sui palcoscenici italiani.
Durante questa piece teatrale si ride, anche se amaramente, ma allo stesso tempo si riflette. “Ho sempre pensato che la maggiore molla del teatro sia l’urgenza di dire qualcosa, lasciare un segno che porti a farsi delle domande”. Questo è il messaggio che il regista e l’autore hanno voluto trasmettere alla platea attraverso la spettacolarizzazione della politica contemporanea e l’aspra denuncia di un esemplare di uomo di stato quasi grottesco, che passa sopra a tutto per avere successo, percorre strade amorali per raggiungere fini personali e che viene premiato proprio per le sue scorrettezze. E sembrano davvero esserci riusciti!
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