Caffè San Marco, uno storico gioiello triestino

Sono trascorsi molti anni dalla sua fondazione, ma al civico 18 di via Battisti a Trieste, vicino al Giardino voluto da Domenico Rossetti e che ha rappresentato per lungo tempo il cuore della città cara a Fulvio Tomizza, è aperto ancora oggi lo storico Caffè San Marco.

Realizzato nel 1914 al pianterreno di un edificio di proprietà delle Assicurazioni Generali, per volontà di Marco Lovrinovic, fin da subito divenne ritrovo di studenti e intellettuali, tra cui ricordiamo Italo Svevo, Umberto Saba, James Joyce, Gianni Stuparich e Virgilio Giotti, seguendo un percorso che lo avrebbe contraddistinto negli anni.

Laboratorio di produzione di passaporti falsi utilizzati per permettere la fuga in Italia di patrioti antiaustriaci e luogo di incontro di giovani irredentisti, fu distrutto nel 1915 da un gruppo di soldati dell’esercito austroungarico e rimase chiuso in uno stato di semi abbandono fino al termine della Seconda Guerra Mondiale quando venne rilevato e ristrutturato dalle Assicurazioni Generali.

Ricco di mobili ricercati, marmi, stucchi, ferro battuto e decorato in modo meraviglioso dalle pitture di Vito Timmel, ricorda i caffè viennesi in una Trieste che ancora oggi è molto legata al suo passato di  appartenenza  all’impero, seppure con tante contraddizioni, incerta tra nostalgia asburgica e nazionalismo.

Nella cultura viennese i caffè sono dei veri e propri salotti dove non si consuma velocemente una bevanda calda ma si trascorre del tempo a leggere il giornale, si ozia indisturbati o si conversa, ma soprattutto malgrado si stia per conto proprio non ci si sente mai soli. Ancor oggi i viennesi nei caffè mangiano, giocano a carte, dialogano, lavorano al computer, leggono libri o quotidiani. In alcuni di questi luoghi storici la tappezzeria è ancora intrisa di un forte odore di tabacco che riporta alla memoria quella atmosfera tanto cara a Sigmund Freud, Gustav Klimt o Egon Schiele.

È questa stessa atmosfera quella che possiamo ritrovare al Caffè San Marco, dove ancor oggi, come ai tempi di Italo Svevo è possibile incontrare seduto ai tavolini qualche volto noto nell’ambiente letterario triestino, che legge il giornale o assapora un espresso tra i pensionati, gli studenti, gli abituali clienti e qualche raro turista.

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