Dall’alto del ponte di Sagrado, dominando il maestoso alveo del fiume Isonzo, il viandante attento rimane colpito da uno dei bellissimi scorci che offre lungo la sua corsa verso la foce. L’abbondanza delle turbolente acque, le cascatelle formate dalla “rosta”, una diga da cui si dirama un canale artificiale e la grandezza del letto creano un contesto davvero molto suggestivo.
L’Isonzo nasce in Slovenia nella regione di Plezzo (Bovec), dove da subito offre una splendida immagine di sé, con acque smeraldine, gole e cascate ed entra in Italia alle porte di Gorizia, attraversando poi diverse cittadine di quella parte del Friuli Venezia Giulia chiamato in suo onore Isontino. È tristemente famoso per le 12 cruente battaglie che si svolsero vicino al suo corso durante la Prima Guerra Mondiale e che hanno lasciato in zona diversi manufatti bellici, ma può essere ricordato anche per i numerosi percorsi cicloturistici che si snodano intorno al suo tragitto. Uno di questi parte proprio vicino al ponte di Sagrado e passando tra strade poco trafficate, sterrate o agricole tocca Fogliano, San Pier d’Isonzo, Turriaco e Pieris, cittadine tutte a misura d’uomo, costeggiando vigneti, piccole abitazioni, una campagna molto ben curata e l’immancabile fiume.
Arrivati nella frazione di Cassegliano, approfittando per fare una sosta, può essere molto interessante cercare la poco conosciuta Villa Sbruglio Prandi, che fu eretta nel 1611 proprio sul confine tra i possedimenti della Serenissima e l’arciducato d’Austria ed è stata adibita durante la Grande Guerra ad usi militari, divenendo sede operativa del comando del XXIII Corpo d’Armata del generale Armando Diaz. L’antica residenza conserva ancora alcune caratteristiche dello stile palladiano ed i colonnati in stile ionico o il frontone con timpano ben si armonizzano con le eleganti e sobrie barchesse che delimitano il giardino. Purtroppo, la si può visitare solo esternamente, l’accesso infatti è previsto solo previa prenotazione o in occasione di mostre o convegni che vengono organizzati al suo interno. Arrivati alla fine del percorso, dove il fiume che ci ha accompagnati lungo tutto questo itinerario, sembra quasi rallentare per giungere finalmente al mare, la bellezza del paesaggio non è da meno.
Siamo vicino all’isola della Cona, una riserva naturale di circa 2400 ettari, popolata da decine di specie di uccelli acquatici e dove sembra di rivedere i meravigliosi paesaggi un poco malinconici della Camargue, la regione umida della Francia meridionale, stretta tra il mar Mediterraneo ed il delta del Rodano, complice forse anche il nome dei bellissimi cavalli bianchi, di razza camargue appunto, che qui trovano il loro habitat naturale. A questo punto non resta che ritornare al luogo di partenza, stanchi ma sicuramente più ricchi di conoscenza di un territorio che vale davvero la pena di scoprire.
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