Storia di Barbara e Gigogin, le “due mule triestine de piera” del Viale XX Settembre.

Siamo nel cuore di Trieste, al civico 35 di Viale XX Settembre, il primo passeggio alberato della città, voluto intorno ai primi anni dell’ottocento da Domenico Rossetti. Strada di collegamento tra la zona periferica ed il centro di Trieste, era frequentato dalle persone più eleganti. Noto anche come Via dell’Acquedotto, poichè delineava il percorso della conduttura che portava l’acqua fino al centro della città.

Proprio qui, dove oggi si trova il Cinema Ambasciatori, si erge un monumento tanto discreto quanto ricco di storia locale, le statue di Barbara e Gigogin, affettuosamente conosciute come le “due mule triestine de piera“. Queste due figure femminili, ormai radicate nella memoria collettiva della città, raccontano una storia di tradizioni, coraggio, resistenza e profondo legame con la cultura popolare triestina.

L’origine delle statue

Le due statue risalgono agli inizi del Novecento, quando Trieste, allora parte dell’Impero Austro-Ungarico, era un importante crocevia commerciale e culturale. La loro creazione si deve allo scultore locale Giovanni Mayer, che fu incaricato di adornare il palazzo Viviani Giberti, unico edificio triestino in stile liberty, con un’opera che rappresentasse lo spirito della città e la sua gente. Mayer, profondamente ispirato dalla vita quotidiana delle donne triestine, decise di immortalare due giovani figure femminili, le quali, secondo la leggenda, sarebbero state reali ragazze vissute nella città.

Barbara e Gigogin, simboli di una città

Barbara e Gigogin non sono solo due statue qualsiasi. Esse rappresentano la forza e la determinazione delle donne triestine, impegnate nel lavoro e nella vita quotidiana, spesso in condizioni dure. Ci sono diversi racconti legati alla loro storia. Uno di questi narra che le due “mule” fossero figure conosciute nel quartiere per il loro spirito fiero e la loro capacità di far fronte alle difficoltà con un sorriso. La figura di Barbara è spesso associata alla fedeltà, alle radici culturali e al lavoro domestico. Gigogin, d’altro canto, incarna l’energia e la voglia di progresso, caratteristiche che ben rappresentano la Trieste dell’epoca, in bilico tra la conservazione della propria identità e l’apertura alle influenze esterne.

L’altra credenza popolare invece, viste le loro forme avvenenti, poco celate da indumenti e lo sguardo enigmatico che sembra invitare i concittadini ad entrare nell’atrio del bel palazzo, le ha associate a due intrattenitrici dell’allora vicina casa di tolleranza Villa Orientale, la più lussuosa della città, frequentata dagli ufficiali e dall’alta borghesia. In ogni caso serve o meretrici sono diventate le mascotte cittadine, tanto che a loro è stata perfino dedicata una canzone popolare.

Il Viale XX Settembre, centro di vita cittadina

Il Viale XX Settembre ancora oggi è uno dei luoghi più amati dai triestini. Con i suoi caffè storici, teatri e negozi, rappresenta uno dei cuori pulsanti della vita sociale e culturale della città. Le statue di Barbara e Gigogin, collocate ai lati della strada, sembrano vegliare su questo spazio, testimoniando i cambiamenti che il viale ha visto nel corso dei decenni. Durante i periodi più difficili della storia cittadina, come le guerre mondiali, le statue sono state un simbolo di resistenza. Molti triestini raccontano di come, durante i bombardamenti, le due mule fossero un punto di riferimento per chi cercava rifugio e speranza.

La leggenda e la modernità

Oggi, le statue di Barbara e Gigogin continuano ad essere un elemento distintivo del viale, ammirate sia dai triestini che dai turisti. Spesso i passanti si fermano ad osservare questi simboli di pietra, chiedendosi quale sia la storia dietro quei volti sereni e determinati. La leggenda narra che, durante le notti di luna piena, le due statue prendano vita, camminando lungo il viale e osservando la città addormentata. Un racconto romantico che ha radici profonde nell’immaginario popolare triestino, dove le storie e i miti locali si intrecciano con la realtà quotidiana.

Molti lustri sono passati ma Barbara e Gigogin però, testimoni mute del trascorrere degli anni sono sempre lì. Più di semplici statue sono simboli viventi della storia e dell’identità di Trieste. Il loro sguardo eterno, rivolto verso l’orizzonte, sembra ricordare ai concittadini l’importanza di non dimenticare mai le proprie radici, pur continuando a guardare avanti. In un mondo in costante cambiamento, le due mule di pietra rimangono salde, custodi di una tradizione che, ancora oggi, trova posto nel cuore di ogni cittadino. Anche se non vedono più passare le carrozze trainate da bianchi cavalli, le signore con veletta e cappellino o i signori con bastone e bombetta e non sono più spettatrici silenziose di scontri politici tra fazioni opposte, chissà quanti aneddoti simpatici ci potrebbero raccontare se solo sapessero parlare!!!

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