Castello di Pietrapelosa abitazione signorile, avamposto militare o fattoria fortificata?

Siamo nell’Istria centro settentrionale, a soli 30 km in linea d’aria da Trieste, ma ben due confini, uno con la Slovenia e l’altro con la Croazia, dividono queste terre dall’Italia. Provenendo dal valico di Pinguente (Buzet) e proseguendo in direzione di Livade, lungo il fiume Quieto, poco prima di Montona, seguendo a destra le indicazioni per il Castello di Pietrapelosa, ci si addentra subito in un luogo ricco di vegetazione, dove il tempo sembra essersi fermato.

Qui scorre lento il Brazzana, un piccolo ruscello che, in passato, come il Quieto (Mirna) era una via navigabile. Dopo poche curve, dall’alto di uno sperone roccioso eccolo apparire, un tempo maestosa fortezza, oggi un insieme di rovine. Si tratta di un maniero medioevale. Sorge in una zona che fu prima insediamento preistorico e poi fortificazione romana e bizantina. Al centro di guerre e lotte continue tra Venezia, Patriarcato di Aquileia, Arciducato e Impero, per secoli il castello, con la sua posizione strategica, che fungeva da ottimo punto di difesa, ha dominato la vallata, monitorando sia il traffico fluviale che quello sulla terraferma.

E’ il 1210 quando Vulginius de Petrapilosa diviene il primo feudatario, chiamato a dirigere quello che all’epoca era solo un fortino. É a questo periodo che risalgono le nuove strutture di cui la costruzione ad uso militare, viene dotata. Al centro della torre si edifica un palazzo di rappresentanza per il proprietario e una seconda cinta muraria con bastioni viene adibita ad ospitare, vista la carenza di spazio, strutture ausiliarie per i soldati, magazzini per le munizioni ed una piccola chiesa. Ed è proprio questa che ancor oggi accoglie per prima il visitatore che varca il portone di accesso, dopo aver affrontato una ripida carrareccia.

La cappelletta di Santa Maddalena, totalmente ristrutturata perchè precedentemente ridotta ad un cumulo di macerie, è ancora parte del complesso fortificato ed è rimasta in funzione fino al 1793, anche dopo l’abbandono del bastione. Nel 1999, all’inizio del suo restauro, sono stati ritrovati all’ interno molti resti di affreschi medievali, che oggi vengono custoditi nel Museo civico di Pinguente. Dopo la ristrutturazione, tra le mura di questo antico edificio sacro è stata allestita una mostra multimediale che illustra la storia dell’antica rocca e permette di immaginare quella che all’epoca doveva essere la vita nell’antico castello.

La storia di questo edificio fortificato, che per grandezza è il secondo dell’Istria dopo quello di Pisino, è stata legata per molti anni alla famiglia Gravisi. Nel 1440 la fortezza insieme al feudo comprendente 12 villaggi venne infatti assegnata al nobile capodistriano-piranese Nicolò Gravisi, per ricompensarlo dei suoi servigi nello sventare la congiura anti veneziana ordita dai padovani. La storica famiglia, nota in Istria per aver avuto tra i suoi discendenti uomini d’arme e illustri letterati, rimase legata al castello fino al 1869, anno in cui in seguito all’abolizione dei rapporti feudali perse questi privilegi.

Nei primi anni del 2000 sono stati necessari importanti lavori di ricostruzione per consolidare la fortezza in stato di abbandono dopo i pesanti danneggiamenti subiti nel 1620 a causa di un incendio. Alla conclusione dei lavori, le pareti e la torre principale poligonale hanno conservato l’altezza originale che era di tre o quattro piani. Salendo le scale fino a raggiungere la sommità oggi a cielo aperto, oltre ad ammirare la struttura esterna, si gode di un panorama a 360 gradi sulla natura circostante.

Da un punto come questo, che sopraelevato domina la vallata, viene spontaneo fantasticare ed immaginare le vicende del passato segnate da guerre, tradimenti, debiti di gioco ed amori consumati nelle stanze sottostanti. Tutto questo mentre inconsapevolmente ai piedi del castello si svolgeva la vita semplice dei contadini, fatta di duro lavoro e di sofferenze.

 

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