Oltre 130 opere per un racconto sull’arte che attraversa luoghi, culture e anime. È questo lo spirito di “Confini. Da Gauguin a Hopper. Canto con variazioni”, la grande mostra allestita negli spazi restaurati dell’Esedra di Levante di Villa Manin a Passariano. Un progetto ambizioso con dipinti provenienti da 42 musei europei e americani, che nei primi giorni di apertura ha già registrato un’affluenza notevole di pubblico, confermandosi tra gli appuntamenti culturali più importanti della stagione 2025-2026. Le lunghe file all’ingresso e la partecipazione entusiasta dei visitatori sono la testimonianza dell’interesse che l’esposizione ha saputo suscitare. Di grande rilievo i prestiti internazionali, che sottolineano non solo l’impegno organizzativo dell’iniziativa, ma anche la capacità di Villa Manin di proporsi come polo culturale.
Il percorso espositivo, curato con equilibrio e chiarezza narrativa, indaga sul tema dei “confini” geografici, culturali ed interiori, attraverso opere di alcuni dei protagonisti assoluti dell’arte moderna. Tele che diventano tappe di un viaggio dove la natura non è più solo paesaggio, ma specchio dell’anima. Si parte dalle atmosfere esotiche e simboliste di Paul Gauguin, l’artista che più di ogni altro si è spinto lontano nel tentativo di trovare uno spazio alternativo dove dare voce a sogni e colori. Da qui, il percorso conduce agli impressionisti, tra cui Monet, Cézanne e Van Gogh, che hanno invece eletto la Provenza e le coste del Mediterraneo come loro terra di fuga, fino ad approdare infine alla modernità silenziosa e solitaria dei paesaggi urbani di Edward Hopper, svuotati spesso di presenze umane, dove il silenzio si fa spazio e tempo.
Ma, come ricordava Edvard Munch, “il confine alberga nel risveglio interno degli occhi”. E proprio lo sguardo diventa protagonista della seconda parte della mostra, dove il volto umano rappresenta il punto d’incontro fra interiorità e mondo esterno. Dall’autoritratto di Van Gogh, si passa poi agli occhi vuoti e distanti delle figure di Modigliani, fino ai visi tormentati e deformati di Francis Bacon, segni tangibili dell’inquietudine e delle forze sotterranee che abitano l’uomo moderno.
Con Rothko infine, il viaggio approda in uno spazio diverso. Non ci sono più volti né paesaggi, ma orizzonti che si dissolvono nel colore puro, dove la pittura diventa meditazione ed immersione nella psiche, fino a toccarne il punto più profondo, quello del possibile non ritorno. “Confini” non è dunque una semplice antologia di capolavori, ma un viaggio nell’anima della pittura moderna, dove le opere sembrano dialogare tra di loro per raccontare la complessità delle trasformazioni artistiche e umane che hanno segnato due secoli di storia.
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