Alla ricerca di miti, leggende e funghi …di pietra tra i sentieri del carso triestino.

Alle spalle della città di Trieste si estende un altopiano roccioso calcareo, a cavallo tra il Friuli Venezia Giulia, la Slovenia e la Croazia, chiamato Carso. Meta delle gite domenicali dei triestini, questo territorio privo di fiumi, ma ricoperto da dura roccia calcarea, è caratterizzato da piccoli borghi arroccati, storicamente abitati da genti di etnia slovena. Antiche case di pietra, pozzi, chiesette e tanta natura, a tratti ancora selvaggia, con pietraie e boschi intricati, questi sono i suggestivi panorami che vi si possono scoprire.

Basovizza è un piccolo paese di questo altopiano. A pochi chilometri dal confine sloveno ha mantenuto più o meno intatto il suo agglomerato urbano, rimanendo peraltro ancora oggi circondato da tanti campi e prati, simili ad una brughiera di sassi e cespugli.

La Foiba di Basovizza, testimone di una tragedia dimenticata

É tristemente noto per la presenza di una grande foiba, divenuta oggi monumento nazionale. Cavità naturale, disegnata dalla peculiare geologia del territorio, che cela nel sottosuolo una fittissima rete di grotte e inghiottitoi, originariamente adibita a pozzo minerario, ben presto abbandonato per la sua improduttività, fu utilizzata nel maggio del 1945 dai soldati jugoslavi come cimitero improvvisato. Al suo interno infatti vennero gettati i corpi di migliaia di prigionieri, militari e civili, alcuni dopo essere stati fucilati, altri ancora vivi. Si tratta di una delle pagine più buie e tristi della storia di questo territorio, che nel corso della storia è stato più volte testimone di scontri bellici con morti e atrocità.

Sentiero Ressel, un percorso tra natura e storia

Ma Basovizza per fortuna non è solo questo. Intorno al suo piccolo centro abitato si snodano diversi sentieri, che addentrandosi nei boschi, saltellano qua e là tra il confine con la vicina Slovenia. Molto interessante è il sentiero J.Ressel, un percorso pianeggiante, molto frequentato da sportivi e amanti della natura e dedicato al forestale austriaco, a cui si deve l’invenzione dell’elica navale ed artefice del rimboschimento del Carso. Corre sul percorso dell’antica strada asburgica che collegava Sežana con Trieste. Attraversandolo a piedi, in bici o a cavallo è possibile scoprire luoghi oggetto di miti e leggende arcane e teatro di fenomeni naturali tipici di questo aspro e severo territorio.

La Dolina dei Bogomili. Misteri e leggende a pochi passi del Carso Triestino

Lasciando la strada imperiale alle spalle, dopo il piccolo laghetto popolato di gracidanti ranocchi, con una breve deviazione, seguendo a tratti una traccia appena visibile, si giunge alla dolina dei Bogomili. Le doline sono uno degli elementi caratteristici di questo calcareo territorio. Profonde conche nel terreno, scavate dall’azione erosiva dell’acqua, nascondono spesso una via di accesso ad una grotta. Alcune volte, soprattutto in passato, venivano utilizzate come campi coltivati, perché protette dal vento.

Ce ne sono centinaia sull’altipiano, ma la dolina in questione presenta delle caratteristiche molto particolari. Scendendo al suo interno da una scala di pietra, si nota subito che le dure rocce sono state modellate dall’uomo in muraglie, robuste anche se un poco rozze, seguendo delle linee circolari discendenti, che danno vita ad un anfiteatro. Di fronte a questa costruzione arcaica l’immaginazione viene rapita sull’uso di questo “mistero di pietra”. Forse era un tribunale impiegato da antiche tribù di origine celtica, forse un teatro o un mercato per la vendita del bestiame. Certo è che il nome “cortile dei misteri” ben si adatta al luogo.

Giunti al centro dell’ avvallamento  infatti l’enigma diviene ancora più attraente. Siamo di fronte ad un inspiegabile varco che penetra nel sottosuolo attraverso una buia galleria, sbucando in fondo in una stanza priva di luce, che porrebbe ricordare una tomba o un tempio. È notando la somiglianza con altre costruzioni simili nella Bosnia Erzegovina che è nata l’affascinante ipotesi che la dolina fosse un luogo di culto della setta gnostica dei Bogomili, attiva nei Balcani dal X al XIII secolo. Sembra strano che dopo migliaia di anni il dilavamento tipico della zona non l’abbia ricoperta di terra e detriti. Alla fine però, di fronte all’esperienza mistica che si prova scendendo, il fatto che la dolina sia stata costruita dai Celti, dai Bogomili o da qualcuno più recentemente, passa in secondo piano.

I “Kamniti gobi”, misteriosi funghi di pietra

Tornando con i piedi per terra, proseguendo sulla strada imperiale per alcuni chilometri in direzione Sezana, dopo un’altra piccola deviazione a semicerchio dalla strada principale, ci si imbatte in una delle formazioni più curiose del Museo vivente del Carso.  Tra polje, valli di crollo, scannellature, voragini e grotte sotterranee, nel museo a cielo aperto dei fenomeni naturali tipici della zona, sicuramente i due funghi di pietra, chiamati “Kamniti gobi”, sono particolarmente suggestivi.

Queste due pietre, che come dice il nome ricordano dei funghi porcini, uno più piccolo e uno più grande, si ergono in mezzo ad un prato, punteggiato di fiori e pietre bianche. E sulla panchina in legno qui collocata, dopo una sosta, si può mangiare un panino oppure decidere in quale agriturismo o tipica ” osmica” andare ad assaggiare qualche  specialità locale.

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