Non potevano di certo mancare la musica ed i sorrisi nello spettacolo “El nostro angelo” che ha inaugurato la stagione di prosa della compagnia teatrale “La Contrada” di Trieste. Per capirlo bastava vedere la mano che lo ha scritto e gli interpreti che lo hanno portato in scena. La premiere è stata creata infatti da Davide Calabrese, noto attore, cantante, autore e regista, triestino di nascita e bolognese di adozione, nonché front man del gruppo degli Oblivion.
Allievo di Francesco Macedonio, Calabrese non è nuovo al genere comico-dialettale. Ricordiamo infatti diverse commedie musicali di successo da lui scritte e dirette per il Teatro Stabile di Trieste “La Contrada”, come “Pronto Mama”, “Nuovo Cine Swarovsky” e “Ottantena”. Sorprendentemente però, in questa commedia un forte impatto emotivo accompagna questa storia tutta triestina e accanto al divertimento, a cui possiamo dire di essere abituati, troviamo anche tanta ironia, sensibilità e saggezza.
Il sipario si apre in uno studio radiofonico anni sessanta. Tra microfoni d’epoca, segnali luminosi di “messa in onda” e richiesta di “applausi”, le scenografie create da Andrea Stanisci e le luci di Francesco Orrendo, si snoda un vero e proprio racconto musicale che tra le righe vuole tra l’altro celebrare il centenario della nascita della radio.
Protagonista, come da tradizione, una spumeggiante Ariella Reggio che, abbandonati per l’occasione i panni della burbera e severa suocera, deve interpretare il ruolo di Carola, un dolce angelo, amante della lettura e speranzoso di potersi finalmente godere, dopo i suoi duecentocinquantasei anni di onorato servizio, l’agognata pensione. Purtroppo però, al pari di tutti i comuni mortali, non avendo ancora raggiunto i contributi necessari per potersi ritirare, viene spedita dal Comitato degli Angeli in missione sulla terra. L’impresa affidatale si rivela fin da subito ardua e forse addirittura la più difficile della sua carriera. Deve infatti convincere Angelo, giovane triestino di buona famiglia, disperato e strozzato dai debiti, a non togliersi la vita. A nulla servono il suo impegno e gli stratagemmi che escogita. L’unico modo per dissuadere il giovane sembra essere quello di riportarlo indietro nel tempo, come in una moviola, per fargli immaginare una Trieste senza di lui e permettergli di comprendere così il senso della sua vita.
In questa performance la Reggio condivide il palcoscenico con sei bravi attori, scelti tra i volti noti e nuovi della compagnia. Maurizio Repetto, abile podcaster e protagonista di molteplici audio racconti, insieme ad Adriano Giraldi, all’eclettica Marzia Postogna, ad Anselmo Luisi ed Enza De Rose, in scena diventano dei factotum, alle prese tra molteplici cambi d’abito, di ruolo, di mansione e persino di tono vocale. E’ ad ognuno di loro infatti che a turno spetta la produzione in tempo reale degli effetti sonori, generati utilizzando non solo i tradizionali strumenti musicali, ma anche i più disparati oggetti presenti sulla ribalta.
Uno spettacolo nello spettacolo e come tutti i racconti radiofonici che si rispettino incentrato sulla voce. Il pubblico, ascoltando le suadenti parole dei protagonisti, viene trasportato ad occhi chiusi in un’epoca passata ed in racconto toccante dal lieto fine.
La deliziosa commedia, dai toni delicati e profondi, traendo spunto da alcune tra più belle e commoventi storie dell’Avvento, come “A Christmas Carol” di Dickens e “The Greatest Gift” di Van Doren, anche se non è ancora Natale, lancia al pubblico, tra una lacrima di commozione ed un sorriso, un messaggio importante di fraternità, accompagnato da quella vena di comicità che ha spesso contraddistinto gli spettacoli in dialetto proposti dalla Compagnia “La Contrada”.
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