È stata una serata di rara eleganza e intensità quella di venerdì 8 novembre al Palazzo Orgnani di Udine, dove il fisarmonicista triestino Roberto Daris ha guidato il pubblico in un affascinante “Viaggio nell’etnoclassicismo musicale”. Il concerto, organizzato nell’ambito del 3° Festival delle Dimore Storiche FVG, in collaborazione con l’Associazione Culturale Camerata Strumentale Italiana e intitolato “Atmosfere sensuali”, ha offerto un itinerario musicale capace di intrecciare la raffinatezza della musica classica europea con le suggestioni popolari. Davanti a un pubblico attento e partecipe, Daris, compositore e interprete sensibile e appassionato, ha dimostrato ancora una volta la straordinaria versatilità della fisarmonica, strumento capace, nelle sue mani, di passare con naturalezza dalle malinconie del tango alle arditezze virtuosistiche del repertorio mitteleuropeo. L’artista ha saputo coinvolgere gli spettatori con spontaneità, parlando di sé e della sua vita, alternando momenti di intensità emotiva a passaggi di pura brillantezza tecnica. Le musiche di Astor Piazzolla, con i celebri brani “Libertango”, “Oblivion”, “Invierno porteño” e “Adiós nonino”, carichi di passione e struggimento, hanno aperto la serata, catturando subito gli ascoltatori con quella sensualità ritmica che ha dato il titolo al concerto. A seguire, Johannes Brahms con le sue “Danze ungheresi”, Ferenc Liszt con la “Rapsodia ungherese n. 2”, Béla Bartók con le “Danze popolari rumene” hanno condotto l’ascolto verso territori più intimi e riflessivi della musica etnica colta, mentre le “Hora rumene” e i “Kolo jugoslavi” di Grigoraș Dinicu e Jakov Gotovac hanno aggiunto vivacità e colore al concerto.
La cornice di Palazzo Orgnani, nel cuore della città friulana, ha contribuito in modo determinante alla magia dell’evento. La costruzione, esempio di sobria eleganza che unisce i tratti dei palazzi nobiliari a quelli delle case padronali friulane, ha accolto i partecipanti in un’atmosfera d’altri tempi. Attraversato il grande portone, il pubblico è stato invitato in un sottoportico di rara bellezza, quasi una piccola piazza interna, con muri in pietra a vista e travi di legno, impreziosita da un affresco del Cinquecento attribuito a Gaspare Negro. Qui, un antico mascherone granario in pietra sembra ricordare ancora oggi le origini agricole del palazzo e la vita operosa che lo circondava nei secoli passati. Una “scala d’onore”, sostenuta da colonne in pietra, ha poi accompagnato i visitatori al piano nobile, ambiente raffinato, ricco di ampi saloni, decorazioni e arredi che evocano il gusto aristocratico della fine del Settecento e dell’inizio dell’Ottocento. E proprio qui, in questo scenario così carico di storia, le note di Daris hanno risuonato con particolare forza evocativa. Dopo lo struggente bis a ritmo di sirtaki, sulle note della colonna sonora del film “Zorba il greco”, applausi convinti hanno salutato la conclusione del concerto, a conferma del successo di una serata che ha saputo unire cultura, sensibilità e bellezza.
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