Si chiama “Ma che bello da Trieste in giù“ ed è un percorso espositivo, allestito fino al 16 febbraio 2025 nella Sala Sbisà del Magazzino 26 in Porto Vecchio dal Comune di Trieste e ospita una trentina di meravigliosi abiti di scena di Raffaella Carrà, colei che è stata un’icona della televisione e del costume per diverse generazioni.
L’idea di creare questa affascinante raccolta è venuta a Giovanni Gioia e Vincenzo Mola, già collezionisti di dischi, riviste e gadget, che nel 2009 hanno deciso di radunare le “mise” indossate dalla Carrà durante trasmissioni indimenticabili come “Raffaella Carrà Show”, “Millemilioni”, “Fantastico”, ”Pronto Raffaella”, “Domenica In”, “Carramba che sorpresa” e di preservarle dall’usura del tempo.
Si tratta di abiti firmati da famosi designer come Corrado Colabucci, Gabriele Mayer, Luca Sabatelli e Graziella Pera, capolavori di sartoria, che, insieme al suo caschetto biondo e al suo sorriso, rappresentano un pezzo di storia del piccolo schermo. Sono infatti il simbolo dello stile e del percorso di emancipazione della “Raffa nazionale”, iniziato nel 1969, quando apparve nella sigla di apertura della trasmissione musicale “Canzonissima” con l’ombelico scoperto, cantando “Ma che musica maestro” e con il suo stile ammiccante, ma mai volgare, divenne ben presto una vera calamita per gli spettatori.
La mostra ripercorre il mutare del costume televisivo, spaziando tra abiti elegantissimi, ma casti ed altri carichi di charme, trasparenze, sensualità ed un pizzico di trasgressione. Raffaella li ha saputi indossare tutti con la grazia e l’eleganza che l’ha sempre contraddistinta. Corti o lunghi, di colore nero, rosso, oro, blu elettrico o arancio, con ricami, pailettes, perline o cascate di cristalli Swarovsky, hanno saputo mettere in risalto il suo fisico perfetto ed anche oggi, seppure esposti solo su dei manichini, come una moviola ci riportano indietro, ad un’epoca passata ma non dimenticata.
Merita forse una menzione particolare l’iconico capolavoro sartoriale in Lycra di colore rosso, con balze plissettate in taffetà e drappeggi sul seno, disegnato da Luca Sabatelli nel 1988, che accoglie il visitatore all’ingresso della sala, per i forti richiami alla cultura spagnola, a cui la Carrà è stata molto affezionata. Ma ciascuno di essi a suo modo è legato indissolubilmente a storie e momenti della vita di Raffaella. Del resto, come disse il regista Pedro Almodovar in un’intervista,” la Carra’ non era una donna, era uno stile di vita” e bene lo sanno i costumisti stellati di cinema e tv, che hanno disegnato per lei questi splendidi abiti!