È andato in scena venerdì 6 dicembre 2024 al Teatro Bobbio di Trieste lo spettacolo “Dio è una signora di mezza età“ che ha visto protagonista indiscussa sul palcoscenico una spumeggiante Emanuela Grimalda. L’attrice ed autrice di questa simpaticissima commedia, triestina di nascita, da anni è impegnata in ruoli di successo al cinema e alla televisione. La ricordiamo per aver scritto spettacoli comici come “Midolla e animelle”, “Il giorno è servito”, “Infinite o sfinite”, ma anche per partecipazioni nelle seguitissime fiction “Un medico in famiglia” o “I Cesaroni”.
In questo monologo irriverente, nato quasi 10 anni fa, ma arricchito poi anche grazie alla collaborazione di Giovanna Mori, la Grimalda è riuscita a conquistare il pubblico in sala, inizialmente forse un po’ sconcertato dall’argomento trattato e dalla scelta del titolo. L’immagine che noi umani abbiamo di Dio infatti, è quella maschile. L’arte sacra lo ha sempre rappresentato come un uomo anziano, dalla folta barba. Non da meno, la maggior parte delle parole che, nelle preghiere o nei testi sacri si rivolgono a lui, sono declinate al maschile. Se però riuscissimo ad andare oltre questi stereotipi da noi stessi costruiti, proprio perché in realtà Dio è “l’essere e non l’apparire” e non possiede le caratteristiche fisiche umane, potremmo anche accettare l’idea che il Creatore dell’universo sia una donna. Ed è proprio verso questa prospettiva che ci indirizza in modo alquanto bizzarro Emanuela Grimalda.
Fin da subito la domanda che si pone e ci pone è provocatoria. Se davvero Dio fosse una donna cosa potrebbe fare di così tanto miracoloso? Questo quesito apre la strada all’autrice per tutta una serie di considerazioni sul ruolo, sulle difficolta e sulla fragilità delle donne nella società moderna. Di certo saprebbe risolvere tanti problemi pratici con cui le donne combattono ogni giorno. Ad esempio trovare un posto all’asilo nido, sfornare dolci e pietanze deliziose, magari mentre tenta di risolvere contemporaneamente tante altre problematiche, come solo una donna sa fare. Ma probabilmente un Dio al femminile sarebbe anche insicuro, perché una donna anche se è onnipotente fa fatica a crederci, oppure avrebbe qualche chilo di troppo, perché con l’età “tende ad espandersi come l’universo”. Tutte caratteristiche che di divino hanno ben poco, ma che però ce lo rende più simpatico, proprio perché più vicino alla nostra umanità e alle nostre difficoltà quotidiane.
Lo show dall’esposizione coinvolgente alterna quesiti esilaranti a descrizioni di personaggi femminili. Ne escono ritratti di donne un po’ squilibrate o angosciate, come la cinica imprenditrice milanese, o la serial killer siciliana, ma anche l’ottantaquattrenne con il desiderio di maternità. Tutte figure che incarnano le speranze e le frustrazioni delle donne contemporanee e con cui il pubblico crea un legame empatico perché da subito le riconosce vicine a se stesso. Ad un certo punto sembra quasi che questo monologo ci serva per superare, attraverso l’umorismo, le difficoltà del nostro vivere quotidiano, come in un esilarante manuale di sopravvivenza.
Ed in attesa del giudizio universale, quando “gli ultimi saranno i primi e gli uomini partoriranno con dolore”, tra una battuta e l’altra, c’è ancora un ultimo quesito che tormenta la protagonista: “Ma se il Diavolo veste Prada, Dio cosa si deve mettere?”
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