Il Borgo di Città Vecchia, cuore medioevale di Trieste, è nato sotto forma di piccola contrada. Cavana era la parte più bassa di questo centro abitato e come indica il suo nome, la zona in cui venivano tirate in secca le barche per il rimessaggio. Un piccolo approdo mercantile, il quartiere abitato in prevalenza da pescatori e marinai, pieno di magazzini e squeri, gremito di botteghe, caffè e ristoranti. Voluto dall’Imperatore Carlo VI subito dopo la pace con i Turchi avvenuta nel 1717, era circondato da mura e dotato di una porta di accesso, Porta Cavana appunto, nella cui Torre si racconta dimorassero per gli ultimi tre giorni di vita i condannati a morte prima di salire sul patibolo.
In quest’area pulsava il cuore più popolare della città, ma non il più umile. Prima dello sviluppo del Borgo Teresiano, questo luogo era il centro commerciale di Trieste, nel quale l’abbiente imprenditoria locale fece costruire i palazzi, le sedi consolari e le abitazioni nobiliari, come ad esempio il Palazzetto Brigido, di via Pozzo del Mare, dove venne ospitato Napoleone. A partire dai primi anni dell’Ottocento però Cavana divenne una zona povera, malfamata, ricettacolo di tutti quegli individui che difficilmente avrebbero avuto una chance di riscatto sociale e per questo anche quella più lasciva. Fra circa 20.000 abitanti, divisi tra quelli di nazionalità italiana e quelli di passaggio, che vivevano in stato di estremo sovraffollamento e disagio, esercitavano circa 40 bordelli con 250-300 prostitute che offrivano i loro piaceri a qualsiasi ora.
Le case chiuse erano frequentate da uomini di ogni censo e provenienza e le ragazze di queste terre erano fra le più desiderate. Si narra che anche James Joyce, fosse un assiduo frequentatore de “Il metro cubo”, famosa casa di tolleranza cosi denominata per la dimensione esigua delle camere da letto.
In via dei Capitelli N.6 si trovava “La Francese”, raffinata casa di piacere, in voga negli anni ’40, così denominata per i biglietti da visita scritti in francese, tedesco, spagnolo e inglese che venivano distribuiti ai clienti.
Ma nell’ oscurità’ di questa realtà a luci rosse, non sempre tutto era concesso. Infatti, nei bordelli contrassegnati da una “X” cerchiata sui muri, accompagnata dalla scritta “Off limits”, le truppe del Gma (Governo Militare Alleato) ad esempio non potevano entrare.
La zona di Cavana offriva anche un grande numero di caffè, trattorie ed osterie che servivano superalcolici a prezzi economici e dove giocoforza si verificavano frequentemente risse, rapine, accoltellamenti e omicidi.
Anche nel secondo dopoguerra, quando già si parlava di Territorio Libero di Trieste, le cose non cambiarono molto. La zona era frequentatissima da migliaia di soldati inglesi e americani e teatro di infuocate risse tra i militari dei due eserciti, non troppo amichevoli tra di loro. Anche dopo l’emanazione della legge Merlin nel 1958 e la chiusura “ufficiale” dei postriboli, Cavana rimase ancora per molti anni la zona della prostituzione “povera”, che si esercitava nelle case private.
Solo verso la fine degli anni ’90, grazie al progetto Urban, la zona ha subito una totale opera di trasformazione .L’obiettivo era quello di riqualificare il quartiere sia dal punto di vista edilizio che sociale, chiudendo definitivamente le “case chiuse” e trasformando il comprensorio in zona residenziale e commerciale. Un obiettivo davvero pretenzioso, cofinanziato dall’Unione Europea, che è durato diversi decenni, al termine del quale le case fatiscenti hanno lasciato il posto ad hotel ed appartamenti di lusso, ma anche a negozi etnici, laboratori artigianali, enoteche, trattorie e ristoranti di classe. Un luogo di prestigio, a due passi dal mare e dalla piazza Unità d’Italia, divenuto oggi il fiore all’occhiello della città. In questo processo di “ingentilimento” però il rischio era quello di snaturare totalmente il rione, privandolo degli aspetti più tipici. Per fortuna questo non è successo e ancora oggi è piacevole attraversare piazza Cavana o passeggiare per gli stretti vicoli, che hanno mantenuto i loro strani nomi e vedere il brulicare di persone indaffarate negli acquisti o insieme per una serata conviviale e rendersi conto che l’antico cuore di Trieste batte ancora!!!