“El Pedocin”, storia della spiaggia più affollata di Trieste

Trieste è conosciuta sia per i suoi bellissimi palazzi e monumenti, quanto per alcune sue caratteristiche bizzarre, come la Bora, il vento che la sferza insistentemente oppure gli innumerevoli tipi di caffè, dai nomi inconsueti, serviti nei bar. Ma anche parlando di estate, mare e sole, la città mostra i suoi singolari aspetti.

È sempre più frequente incontrare alla cassa del bagno “Alla Lanterna” diverse famigliole di turisti nordici, di ritorno da un periodo di vacanza nella vicina Croazia, dalla faccia attonita quando viene spiegato loro le modalità di accesso al mare. Vale infatti la pena ricordare una simpatica caratteristica ed un’antica tradizione che risale ai tempi dell’impero austro-ungarico del Bagno popolare “Alla Lanterna”.

Inaugurato nel 1903, ha una posizione invidiabile in prossimità del molo Fratelli Bandiera, alla fine delle bellissime “Rive” triestine, ma è l’unico in Europa con donne e uomini separati da un lungo muro che divide la spiaggia di sassolini e prosegue in mare. Il nome ufficiale deriva da un piccolo faro poco distante, ma i triestini lo chiamano “el Pedocin” che in dialetto significa “piccolo pidocchio“.

La leggenda vuole che questo tratto di spiaggia venisse utilizzato dai soldati di Francesco Giuseppe che venivano a “spidocchiarsi” al mare, ma il nome potrebbe derivare anche dal fatto che in alta stagione la gente si ritrova appiccicata come tante cozze attaccate su uno scoglio.

Lo stabilimento è spartano, ma grazie alla sua vicinanza al centro di Trieste, facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici,  viene frequentato da pensionati, mamme con bambini ma anche da giovani  durante la pausa pranzo o alla fine del lavoro.  Spazio e quiete sono garantiti nella sezione riservata agli uomini, mentre i corpi ammassati sono all’ordine del giorno nella sezione femminile.

Il muro divisorio fra uomini e donne era stato eretto nell’800 per impedire atti “contrari alla decenza”, ma oggi è proprio quel muro che attrae così tanta gente. È stato più volte proposto dal Comune di Trieste l’abbattimento della barriera di divisione ma la risposta, soprattutto da parte delle donne è sempre stata negativa.

Anche questa caratteristica mette in luce gli aspetti contraddittori di questa città: da una parte legata alle tradizioni del passato dalle quali sembra non volersi staccare, dall’altra protesa verso il futuro di cui spesso ha paura.

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