Giornate FAI di Primavera a Trieste. Castello Basevi e Villa Bazzoni.

Come consuetudine, anche quest’anno in occasione delle Giornate FAI di Primavera hanno aperto i battenti a turisti e curiosi diversi palazzi storici normalmente chiusi al pubblico. Il FAI Fondo Ambiente Italiano infatti, ogni anno organizza questo importante evento per dare modo di conoscere il patrimonio culturale e paesaggistico del nostro bel paese, anche quello meno noto, proprio perché solitamente inaccessibile. Avvalendosi della collaborazione di delegati, volontari FAI e degli Apprendisti Ciceroni, giovani studenti dei principali istituti superiori della città, a Trieste, quest’anno, i concittadini e non solo, sono potuti andare alla scoperta di due storici palazzi, il Castello Basevi e la villa Bazzoni. L’affluenza è stata molto numerosa per la visita di queste due antiche residenze, allocate in pieno centro storico, che ospitano oggi le sedi dell’Osservatorio Astronomico di Trieste (OATs).

Varcato il cancello di Castello Basevi, il percorso conoscitivo è iniziato subito con un tuffo nel passato, ammirando i tanti testi antichi ospitati nella Biblioteca, ma anche con un’interessante full immersion nell’ attualità, vista l’importanza che ricopre il suddetto archivio per l’odierna attività di comparazione e di studio. Questa costruzione borghese, che deve il suo nome alla famiglia che ne commissionò la costruzione, progettata nel 1896 dall’architetto Eugenio Geiringer, non passa inosservata nella cornice cittadina, popolata di palazzi prevalentemente neoclassici. Svetta in posizione sopraelevata, ricordando un castello medioevale, con tanto di merli, torrette, stemmi araldici e simboli militari sulle facciate. Anche se mantiene tutt’oggi le caratteristiche di un pittoresco esempio di villa padronale dell’Ottocento in stile eclettico, dopo un’attenta ristrutturazione, operata in seguito ai danneggiamenti subiti dai bombardamenti del 1944, dal 1949 ha cambiato destinazione d’uso ospitando attualmente gli uffici, i laboratori ed i locali abitativi del personale dell’Osservatorio Astronomico di Trieste.

Molto interessante si è rivelata la visita del giardino della villa, che ha accolto per molti anni l’originaria specola, prima del trasferimento della stessa sull’altipiano, lontano dall’illuminazione cittadina ed un campo di pallavolo dove si racconta che Margherita Hack, donna molto sportiva e direttore del centro per oltre un ventennio, obbligasse i suoi studenti e collaboratori a giocare durante la pausa pranzo.

L’itinerario conoscitivo proposto dai giovani ciceroni si è spostato poi nell’adiacente ma non meno interessante Villa Bazzoni, che attualmente ospita il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Trieste. Anche questa elegante abitazione ottocentesca di tre piani, dalle forme semplici, in stile neoclassico, con interessanti elementi architettonici e decorativi interni, come l’elegante ballatoio e il funzionale lucernario, fu costruita nel 1838 su progetto dell’architetto cividalese Giovan Battista de Puppi, per volontà del commerciante lombardo Gracco Bazzoni. Famiglia questa dall’appassionante storia, che oltre al capostipite Gracco, ha visto tra i suoi discendenti maschi Giunio, poeta irredentista che partecipò ai moti Milanesi del 1848 e Riccardo, podestà molto benvoluto dalla cittadinanza locale, la cui elezione fu trionfalmente supportata dalla potente borghesia triestina. Non da meno furono le donne della famiglia, a cui passò lo scettro a partire dai primi anni del 900 e tra le quali si ricorda Aurelia, che gestì un vivace “club” di artisti e letterati, Anna appassionata di fotografia e montagna, che ospitò in casa un circolo di alpinisti, frequentato anche da un giovanissimo Emilio Comici, fino ad arrivare ad Evelina, l’ultima discendente, traduttrice di opere letterarie, dal grande animo musicale e molto vicina alle persone bisognose.

Durante il percorso non è stata trascurata l’importante attività svolta attualmente dall’osservatorio, che si dedica sia alla formazione dei giovani studenti che alla ricerca, per esempio attraverso l’ambizioso progetto Euclid che mira a realizzare immagini astronomiche nitide di una zona molto ampia di cielo, permettendo così all’occhio umano di dare uno sguardo profondo all’Universo lontano.

Le visite proseguiranno domenica dalle ore 10:00 alle ore 18:00 (ultimo ingresso 17:00), con turni di visita ogni 20 minuti.

Leggi l’articolo completo su Trieste News 

Condividi su:

Facebook
X
Telegram
WhatsApp
Email