Il lato oscuro di Trieste. Tra leggende popolari, partita a scacchi tra dama bianca e dama nera

La città di Trieste, conosciuta per lo più per il suo fascino mitteleuropeo e per la sua austerità, dovuta probabilmente all’influenza che ebbe su di essa il dominio asburgico, ha inaspettatamente nascosto tra le sue vie anche inconfessabili segreti. Infatti, malgrado la volontà triestina sia sempre stata quella di presentare il proprio territorio come un vivace centro portuale, dedito ai commerci, teatro di scienza e patria di importanti scrittori e letterati del Novecento e di celare, quasi per una sorta di pudore, tutto quello che era frutto di miti e narrazioni popolari, storie e tradizioni che riguardano il soprannaturale sono state ugualmente tramandate.

La prima leggenda, legata al lato oscuro di Trieste e pervenuta a noi, riguarda il fantasma di una bellissima donna, vestita con un elegante abito nero ed un grande colletto bianco di pizzo, che sarebbe apparsa ripetutamente in uno stabile sito alle spalle della chiesa di Sant’Antonio Vecchio, dietro piazza Hortis e soprannominata la “Dama nera“.

La misteriosa figura, a detta di uno degli inquilini del fabbricato, appariva nella sua camera da letto e rimaneva in ginocchio a pregare fino a quando le campane della chiesa non suonavano l’Ave Maria. Non si sa molto di più sulla storia della devota donna, a parte il fatto che durante i lavori di ristrutturazione del palazzo, prima adibito a convento, sono state rinvenute delle ossa umane. Tale fatto non appare poi così strano se si considera che a partire dal Medioevo tutte le chiese ed i luoghi limitrofi venivano usati per la sepoltura dei corpi di prelati e personaggi illustri, più bizzarro invece è il fatto che, dopo aver dato sepoltura allo scheletro rinvenuto dagli operai durante gli scavi, le apparizioni siano cessate.

La seconda e più famosa leggenda triestina è quella della “Dama bianca” che racconta della tremenda gelosia del signore del castello di Duino per la bellissima e dolcissima moglie. Tanta era la ferocia dell’uomo da portarlo a lanciare la donna nel dirupo sospettando il suo tradimento. Così, narra la storia, il cielo, mosso a compassione per la poveretta, la trasformò in roccia per evitarle una fine atroce. La leggenda, che tra l’altro ha ispirato il nome di un noto ristorante in zona, narra che la poverina ha continuato per decenni ad aggirarsi tutta la notte tra le mura del castello, emettendo un lamento simile al fruscio del vento, alla ricerca della culla del suo piccolo figlioletto, che poi vegliava in silenzio fino all’alba. Questa credenza popolare è rimasta viva fino ai giorni nostri, anche se dopo la nascita della principessina Costanza della Torre e Tasso, ultima figlia del duca Carlo Alessandro di Duino, sembra che le apparizioni siano cessate. Chissà che il povero spettro non abbia trovato pace!

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