Il Santuario di Monte Grisa. La piramide a mezz’aria sul ciglione di Trieste.

Sospeso tra cielo e mare, il Santuario di Monte Grisa domina Trieste dall’alto, con la sua silhouette inconfondibile. Un’opera architettonica ardita, che ha diviso opinioni fin dalla sua costruzione, tanto da guadagnarsi il soprannome di “formaggino per la sua forma triangolare. Nonostante la sua imponenza e il panorama mozzafiato che la circonda, questa “piramide religiosa” non è mai diventata una vera meta di pellegrinaggio, rimanendo così un luogo affascinante e controverso.

Un voto, un progetto visionario

“Qui sull’altare della mia cappella, davanti al SS. Sacramento, oggi 30 aprile 1945, festa di S.Caterina da Siena, patrona d’Italia ed apertura del mese di Maria, alle ore 19.45 in un momento che è forse il più tragico della storia di Trieste, mentre tutte le umane speranze per la salvezza della città sembrano fallire, come vescovo indegnissimo di Trieste mi rivolgo alla Vergine Santa per implorare pietà e salvezza. E faccio un voto privato e un voto che riguarda la città. Questo secondo è il seguente: se con la protezione della Madonna Trieste sarà salva, farò ogni sforzo perchè sia eretta una chiesa in suo onore” …..

La storia del Santuario ha origine durante la Seconda Guerra Mondiale, quando l’arcivescovo di Trieste e Capodistria, Antonio Santin, fece un voto: se la città fosse stata risparmiata dalla distruzione della guerra, avrebbe costruito un santuario dedicato alla Madonna. Nacque così l’idea di un monumento religioso che fosse anche simbolo di pace.

La costruzione iniziò nel 1959 e terminò nel 1966. A occuparsi del progetto fu l’architetto Antonio Guacci, che concepì una struttura a forma di doppio triangolo isoscele intrecciato, simbolo della lettera “M” di Maria. Questo design audace, tipico dell’architettura modernista del tempo, ne fa un esempio unico nel panorama italiano e un’opera capace di attirare l’attenzione per la sua originalità.

L’imponenza del Santuario

Il Santuario di Monte Grisa non passa inosservato. La sua struttura massiccia e geometrica, realizzata in cemento armato, si staglia sul Carso triestino a 330 metri d’altezza, regalando una vista straordinaria sul Golfo di Trieste. L’interno, sobrio e solenne, è caratterizzato da ampi spazi vuoti e da vetrate che filtrano la luce naturale, creando un’atmosfera di raccoglimento e misticismo.
La costruzione, tuttavia, ha spesso suscitato critiche. Molti la considerano un ecomostro, troppo distante dall’armonia del paesaggio circostante e fredda nella sua estetica “brutalista”. Per altri, invece, è un simbolo della devozione moderna, una roccaforte della fede proiettata verso il futuro.

Un santuario poco frequentato

Nonostante la sua storia e la visibilità, a differenza di santuari mariani celebri come Lourdes o Fatima, il Santuario di Monte Grisa non ha mai saputo attrarre folle di fedeli, restando spesso vuoto e silenzioso. Le cause sono molteplici, la distanza dai grandi centri di pellegrinaggio, l’assenza di eventi miracolosi legati al santuario e forse anche l’impatto estetico, non sempre apprezzato.
Il Santuario, purtroppo, sembra sospeso tra il suo passato di promessa e un presente in cui fatica a trovare un ruolo centrale nella vita religiosa e culturale della città.

Un punto panoramico e simbolico

Se la vocazione religiosa non è riuscita a decollare del tutto, il Santuario di Monte Grisa è però apprezzato come uno dei migliori punti panoramici di Trieste. Dalla sua terrazza si può ammirare uno scenario che abbraccia l’intera città, il mare e le terre circostanti, unendo in un solo sguardo natura, storia e modernità.
Per chi visita Trieste, salire fino al Santuario significa ritagliarsi un momento di pace, lontano dalla frenesia urbana. La sua posizione privilegiata e la sua particolarità architettonica ne fanno un luogo ideale per chi ama esplorare angoli insoliti e ricchi di suggestione.

Un luogo religioso ma anche misterioso

Di questo luogo strano e impenetrabile parlano, seppure in termini diversi, anche racconti popolari. Sembra infatti che vicino alle fondamenta della chiesa ci sia la presenza di una grotta misteriosa, profonda tanto da arrivare al livello del mare, chiusa da una pesante lastra metallica e lucchetti, dove sono celate attrezzature militari.               Che al Catasto Regionale delle Grotte sia stata inventariata al N.4228 VG una cavità chiamata Grotta del Santuario di Monte Grisa è un fatto certo, ma che negli ultimi anni le uniche persone che sono state autorizzate ad accedervi  siano stati un gruppo di militari, probabilmente della NATO, vestiti con speciali tute protettive di colore bianco, dotati di bombole di ossigeno e mascherina, per evitare di respirare le letali esalazioni che sembrano sprigionarsi  dall’imbocco della cavità, questo è ancora tutto da dimostrare.

Monte Grisa comunque per questo ed altri motivi rimane un simbolo di contraddizione e fascino.

È un monumento che divide, una struttura che guarda al cielo ma sembra dimenticata sulla terra. Tra critiche e apprezzamenti, tra fede e architettura, questa “piramide religiosa” rappresenta uno dei volti meno convenzionali di Trieste. E’ un luogo che chiede di essere riscoperto, non solo come santuario, ma anche come testimonianza di un’epoca passata e di un’idea di modernità che ha lasciato il segno.
Monte Grisa non è solo cemento e geometria, è un punto d’incontro tra spiritualità, panorama e memoria storica. Ed è forse in questo equilibrio sospeso che risiede la sua vera bellezza.

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