Ha debuttato giovedì 23 novembre al Teatro Bobbio un classico intramontabile del drammaturgo e sceneggiatore americano Neil Simon, dal titolo “Plaza Suite”. La protagonista principale di questa piacevole e brillante commedia non è una avvenente signora, ma la stanza di un hotel newyorkese di lusso, testimone silenziosa di incontri, situazioni imbarazzanti, esilaranti ma anche di piccole tragedie familiari. Nella commedia datata 1968, che a distanza di anni riesce ancora ad essere all’avanguardia, vengono descritti tre scorci di vita dell’agiata società americana. Tre coppie interpretate da un Corrado Tedeschi che dimostra ancora una volta di saper fare teatro con sapiente signorilità e da un’inaspettata Debora Caprioglio, diretti magistralmente da Ennio Coltorti, che si avvicendano nella lussuosa suite 719 del Plaza Hotel, situato sulla 5th Avenue e da sempre sinonimo di benessere e status sociale.
La narrazione dello spettacolo inizia con i festeggiamenti per l’anniversario di matrimonio di una simpatica casalinga e di suo marito, uomo egoista ed ossessionato dal lavoro, che però sfociano, anche a causa dei tradimenti di lui, in un’importante crisi matrimoniale e nella successiva separazione. Prosegue poi descrivendo la relazione clandestina tra due vecchi compagni di scuola. Lui è un produttore di Hollywood, che per noia gioca a sedurre l’amica, accanita lettrice di rotocalchi, tempestandola di nomi delle star che frequenta. Si conclude infine descrivendo in chiave comica le difficoltà di due genitori che tentano in ogni modo di convincere la loro unica figlia ad uscire dal bagno dove si è rinchiusa nel giorno delle nozze, mentre lo sposo e gli invitati la stanno aspettando per dare inizio alla cerimonia. Anche se i temi trattati sono abbastanza consueti, la commedia è ben scritta e permette al pubblico di identificarsi nei personaggi. Con il susseguirsi di battute efficaci e dialoghi brillanti, vengono messe in luce la spigliatezza e l’esuberanza degli attori, ma soprattutto le fissazioni di una società agiata, dalla vita apparentemente perfetta, che in realtà sono alle prese con le stesse difficoltà quotidiane della gente comune.
L’autore, un abile artigiano scenico, attraverso le conversazioni dei protagonisti indaga negli aspetti della personalità di quegli uomini-medi che malgrado la ricchezza sono spesso insicuri, paurosi e perciò così umani, con il risultato che è piacevole sorridere delle loro piccole disgrazie, quasi a voler esorcizzare la loro privilegiata condizione.
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