“Chi è io?” è il nuovo appuntamento del Teatro Bobbio che vede in scena Francesco Pannofino a Trieste dal 7 al 10 Novembre. Si tratta di un gradito ritorno sulle scene del grande doppiatore che ha prestato la sua caratteristica ed inconfondibile voce a George Clooney, Denzel Washington e Kurt Russell, con un testo scritto e diretto da Angelo Longoni. Dopo l’interpretazione teatrale di successo “Mine vaganti” di Ferzan Özpetek, questa volta l’abilissimo interprete si è dovuto calare nei panni di Leo Mayer, uno psicoterapeuta intellettuale, dalla visione critica e satirica della società. Il medico-scrittore ha appena pubblicato un libro intitolato “L’addio”. “La vita è un lungo addio da noi stessi” recita un passaggio della sua controversa opera che, per le tematiche trattate è stata aspramente criticata e che ha suscitato un ampio dibattito tra il pubblico. All’inizio della commedia, questo scomodo filosofo dei giorni nostri, si trova improvvisamente catapultato in una trasmissione televisiva tutta apparenza ed ipocrisia e, come in una delle sue sedute di psicoterapia, sottoposto ad una complessa indagine esistenziale. Sembra un sogno e Leo deve ripercorrere alcuni momenti salienti della sua vita attorniato proprio dai suoi stessi pazienti, che si sono trasformati sorprendentemente in conduttori del piccolo schermo, con tanto di luccicanti abiti di paillettes.
La trama dello spettacolo, peraltro piuttosto complessa e non sempre di facile comprensione, si snoda attraverso dialoghi televisivi, sedute terapeutiche e momenti di autoanalisi dello stesso protagonista.
Realtà e finzione si mescolano e si fondono, tanto che ad un certo punto non si intuisce più cosa faccia parte dell’illusorio mondo della televisione e cosa appartenga invece alla cruda realtà della vita. I pazienti di Mayer, dapprima trasformati ingegnosamente in presentatori televisivi, divengono poi, con un colpo di scena finale, i suoi stessi familiari e lui dapprima giudice delle miserie umane, si scopre essere a sua volta responsabile di decisioni e impulsi sbagliati.
Il fine dello spettacolo è quello di portare lo spettatore a considerare l’ambivalenza delle situazioni presentate, perché ogni elemento può essere contemporaneamente vero e falso, ammesso e negato.
E proprio la confusione e lo smarrimento del protagonista diventano momenti di comicità ma anche di inquietudine, perché come in un gioco di specchi, riflettono la difficoltà della ricerca dell’identità nel mondo moderno.
Attraverso le esperienze personali di Leo Mayer l’autore coglie l’occasione per analizzare importanti tematiche esistenziali come amore e morte, infedeltà e perdono e come in un rompicapo riesce ad attraversare gli aspetti impenetrabili della coscienza umana.
Da sottolineare la qualità della scenografia curata da Gianluca Amodio che ben si adatta ai contenuti psicologici del testo. A livello interpretativo, buona la performance di tutta la compagnia composta da Francesco Pannofino, dalla moglie Emanuela Rossi, dal figlio Andrea Pannofino e dalla moglie dell’autore e regista Eleonora Ivone. Insomma uno spettacolo di famiglia e tra famiglie, perché l’unione fa la forza.
E come disse il protagonista “C’è sempre un finale: continuare a vivere!”
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