Peter Pan è una fiaba intramontabile, nata dalla penna di James Matthew Barrie agli inizi del 1900 e diventata così famosa da essere rappresentata sotto forma di film, cartone animato ed anche musical. Ed è proprio in quest’ultima versione che ha contato innumerevoli rappresentazioni nei principali teatri italiani. Eppure, dopo tantissime repliche ed incredibili successi, con la sua magia riesce ancor oggi ad incantare grandi e piccini. E così nella ricerca dell’isola che non c’è, la nuova avventura di Peter Pan-il musical è approdata martedì 27 febbraio sul palcoscenico del Teatro Rossetti di Trieste e replicherà nuovamente mercoledì 28 febbraio, sotto la regia di Maurizio Colombi, direttore artistico che ha firmato recentemente anche il musical Rapunzel, di cui ritroviamo gli effetti cinematografici in stile cartoon e la ricerca di innovativi effetti speciali.
Lo spettacolo, che ha visto una platea gremita di persone, è stato allietato dalle famose musiche di Edoardo Bennato e dalla presenza di una star come Giò di Tonno. L’attore e cantante, molto conosciuto nel mondo delle commedie musicali per la sua potente e carismatica voce, reduce dall’interpretazione di Quasimodo, il gobbo campanaro innamorato della zingara Esmeralda nell’Opera musicale “Notre Dame de Paris”, scritta da Riccardo Cocciante e prodotta da David Zard, si è rimesso in gioco, incarnando questa volta il ruolo del perfido Capitan Uncino, antagonista di Peter Pan, attorniato dai suoi pirati e dallo spassosissimo Spugna. Accanto a loro 21 interpreti dalle notevoli abilità nel canto e nella danza, hanno dato vita ai Bimbi Sperduti, a Giglio Tigrato, alla dolcissima Wendy e al terribile Coccodrillo, ricreando quell’atmosfera incantata che da sempre affascina tutta la famiglia.
Questa è davvero una storia senza tempo. Tratta di un bambino orfano di genitori che per sopravvivere deve diventare fin da subito un leader. Può essere considerato un bamboccione, un eterno irresponsabile, ma forse si tratta solo un fanciullo a cui è mancata una mamma indaffarata, un poco severa e dalla gonna un po’ lunga, che gli racconti le favole e che sappia dettare le regole. È cresciuto circondato da adulti molto discutibili, come il malvagio Capitan Uncino sempre alla ricerca di un ruolo di potere, il piagnucoloso Spugna, insicuro e insoddisfatto, i pirati, uomini ubriaconi e sottomessi. E forse è stata proprio la sua scelta di una forzata distanza dai “grandi” come papà Agenore, un rappresentante degli adulti “taglia-sogni”, a permettergli di conservare quella capacità di fantasticare tipica dell’infanzia. Non esiste un’età giusta per gustarsi questa favola e chi lo fa non è detto che faccia finta di non essere adulto o voglia rimanere bambino come fa il protagonista. Forse sta solo cercando di stare dalla parte giusta, perché non dimentichiamoci che il mondo si divide in due metà non sempre esatte: chi è ancora capace di sognare e chi crede si tratti solo di un’illusione!
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