‘Raffaella!’ al Teatro Bobbio, un omaggio a colei che lanciò il ballo più erotico della tv italiana

Poteva sembrare un progetto pretenzioso quello proposto dal Teatro Verdi Montecatini Terme che, con lo spettacolo musicale “Raffaella! Omaggio alla Carrà”, ha voluto riportare sulle scene una copia di colei che è stata un’icona della musica, della televisione ed anche del costume per molte generazioni. Ma, prima Beatrice Baldaccini e poi ieri sera al Teatro Bobbio di Trieste una spumeggiante Lucia Blanco, hanno accettato l’ardua sfida ed indossato il mitico caschetto biondo, prestando la voce ad uno dei mostri sacri della televisione italiana.
Ad aiutare la protagonista in questa non facile impresa, sul palcoscenico sono saliti anche un gruppo di scatenati ballerini ed una band composta da cinque elementi, che ha suonato dal vivo.

A dire il vero era quasi doveroso, a due anni dalla scomparsa, un omaggio musicale a colei che è stata la regina del piccolo schermo e il cui mito è ancora più vivo che mai. Raffaella Maria Roberta Pelloni, icona di stile e di emancipazione, nel 2023 avrebbe compiuto ottant’anni, ma la sua immagine è ancora molto moderna e continua ad essere un simbolo anche per le generazioni attuali.
Questo tributo ha voluto riproporre non solo la spettacolarità, ma anche il carattere della poliedrica artista, attraverso un racconto tra danza, musica e parole. Nel revival il regista Gabriele Colferai e la direttrice artistica Claudia Campolongo hanno svolto un doppio ruolo, vestendo anche i panni rispettivamente di Angelino, un fan sfegatato di “Raffa”, che spera di vincere un concorso televisivo e passare un pomeriggio in compagnia del suo mito e quello della bizzarra madre, che non approva affatto la passione sfrenata del figlio.

La storia si snocciola tra i testi ironici ma anche seri dei cavalli di battaglia della Carrà, mentre canzoni come “Fatalità”, “Tanti auguri”, “Forte forte forte”, “Chissà se va”, “Ma che musica maestro”, “Rumore”, “A far l’amore comincia tu”, “Ballo ballo”, che hanno venduto oltre 60 milioni di dischi, fanno da cornice a numerose coreografie, abilmente rivisitate da Angelo Di Figlia e contaminate da accenni di hip hop, house e perfino di vogueing.

Nella scintillante serata non poteva di certo mancare il “Tuca Tuca“. A ballare il trasgressivo e sensualissimo ballo, durante il quale ci si tocca maliziosamente ginocchia, fianchi, spalle, fronte, mentre si pronunciano frasi ammiccanti, sono stati chiamati alcuni degli spettatori. Vista la sentita partecipazione della platea, non sembrano esserci dubbi sul fatto che, l’intrigante ballo, censurato inizialmente dai dirigenti Rai perché considerato troppo sexy, ma divenuto ben presto un autentico tormentone, a distanza di tanti anni non ha ancora perso il suo appeal.
Anche se Raffaella è un mito inimitabile, per un paio d’ore gli artisti sono riusciti a farcela ricordare con i suoi mini abiti ricoperti di paillettes, le sue canzoni ammiccanti e il suo “cambrè”, quel tipico colpo di schiena con la testa in giù diventato il suo segno distintivo.

La Carrà però non è stata solo la showgirl italiana per eccellenza, ma un personaggio più complesso, contrassegnato da una profonda libertà spirituale e intellettuale, spesso in controtendenza con il clima sociopolitico dell’epoca. Ancora oggi rappresenta l’esempio del cambiamento nel piccolo schermo. Dobbiamo a lei se in televisione ha preso piede una nuova immagine delle donne di spettacolo. Raffaella infatti ci ha insegnato che mostrare le gambe o l’ombelico non vuol dire per forza essere superficiali!

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