“Ti regalerò una rosa….la Guerra per la libertà” al Sartorio di Trieste. Il racconto della vita di un uomo di coraggio

Il titolo “Ti regalerò una rosa” richiama alla mente la canzone di Simone Cristicchi che, con le sue note, ha portato nelle case degli italiani il dramma dei manicomi. Anche lo spettacolo offerto al pubblico dall’ UAPUnione Arti Performative, lunedì 2 settembre 2024 nel giardino della settecentesca Villa Sartorio di Trieste, che portava peraltro lo stesso nome, attraverso uno spaccato della vita di Franco Basaglia ha parlato degli esclusi senza diritti, rinchiusi negli ospedali psichiatrici. La suggestiva dimora borghese, che è stata la sede di molti eventi della manifestazione “Triestestate 2024”, ha ospitato infatti la piece teatrale di Antonio Veneziano  e Miriam Cosotti che, analizzando la figura di Basaglia in primis come uomo, marito, padre e poi come medico, ha cercato di far comprendere al pubblico presente come sia nato in lui quell’ideale che si è trasformato poi in  battaglia per la chiusura dei manicomi e per la promozione di un approccio più umano nel trattamento della salute mentale.

Durante la rappresentazione teatrale, partendo dalla sua nomina a direttore dell’Ospedale di Gorizia e ricordando il suo arresto insieme ad altri partigiani nel 1944, sono state messe in luce le similitudini tra prigionia durante la guerra di liberazione e permanenza in manicomio, oltre alle conseguenze della detenzione sulla personalità del medico veneto. Basaglia, che è ricordato per essere stato un rivoluzionario  nella riforma  della psichiatria in Italia – culminata nella Legge 180 del 1978, che porta il suo nome – identificò come sua missione di vita combattere la paura della diversità. Una paura che per essere, solo apparentemente, neutralizzata costruiva muri di protezione, isolando al loro interno tutti coloro che non corrispondevano ai canoni comuni.

due attori con la loro sentita interpretazione sono riusciti a tracciare un’immagine nitida di un uomo dalle idee profondamente innovative, contrario alla gestione autoritaria e repressiva delle istituzioni psichiatriche tradizionali che privavano i pazienti della loro identità e li isolavano dalla società. Un uomo che credeva nei suoi ideali e che nel 1971 rischiò di essere condannato per omicidio colposo, quando un suo paziente uscito dal manicomio uccise la madre e il padre……

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