Trieste come Sissi, le contraddizioni, l’irrequietezza e l’autenticità.

Molto spesso, quando i turisti arrivano a Trieste,  si aspettano di trovare una città austera ed aristocratica, un luogo dai trascorsi asburgici ancorato ai fasti del passato. E se al primo impatto, tutto questo sembra confermato, con lo sguardo che si perde tra i palazzi in stile viennese ed il miraggio  di veder apparire da un momento all’altro la carrozza di Sissi, dopo un poco la realtà prende forma ed i visitatori si rendono conto della complessità delle caratteristiche di questo luogo e del fatto che l’autenticità della città giuliana  passa proprio attraverso le sue contraddizioni.

Trieste non è solo quella che i turisti si immaginano. Accanto alla Trieste imperiale, alla città dei caffè letterari, a quella che ha dato i natali a scrittori e poeti come Svevo e Saba, c’è sempre stata un’altra Trieste, quella più lasciva delle case chiuse, ma anche quella semplicemente più disinvolta, pittoresca e godereccia. Quella triestinità verace, così distante ed incomprensibile già alla gente del Friuli o del Veneto, che possiamo ritrovare sul lungomare di Barcola a prendere il sole, oppure nelle trattorie davanti ad un bicchiere di vino e che non è  mai arrivata sulle pagine dei libri. Quel fortissimo amore per la vita, che contraddistingue la gente di Trieste è più facile trovarlo racchiuso nel ritornello di una canzone dialettale oppure nell’ animo della gente comune. Trieste è la città giusta per chi ha voglia di immergersi tra mille sfaccettature da scoprire, anche quelle più ignote, oscure e sconosciute. Così come ad esempio è stata la vera natura dell’imperatrice Sissi, tanto amata (ed odiata) dai triestini, l’altro volto di una personalità affascinante proprio perché difficile da incasellare. Donna di cultura, trasformata dal cinema in un’eroina dolce e romantica, nel simbolo della Vienna imperiale, ma che in realtà era un’anima irrequieta, incompresa che non si adattò mai alla rigida vita di corte. Una donna in carne ed ossa, cosi contemporanea nei suoi chiaroscuri. Sposa giovanissima, dalla vita infelice ma capace di crearsi un suo stile per evadere dalla solitudine ed affermare di esistere.

Figura controversa  per l’epoca che appare oggi molto più vicina di quanto si immagini  alle quarantenni dei giorni nostri.  Atletica, tonica, molto attenta al look e alla salute, incarna perfettamente le caratteristiche di molte triestine di oggi. Dedita  alla ginnastica, si concedeva lunghe camminate ed estenuanti cavalcate in nome della linea. Era fissata con la dieta, si sottoponeva a regimi alimentari estenuanti ed aveva un rapporto con l’alimentazione che forse oggi definiremmo “anoressia”. Indossava corsetti strettissimi per mantenere il girovita di 46 centimetri e pioniera della moda  contemporanea si era concessa perfino un tatuaggio sulla spalla, raffigurante un’ancora. Forse con quel disegno che per l’epoca era il simbolo della  trasgressione, voleva solo esprimere il suo desiderio di libertà e di mare. Insomma la vera Sissi come la vera Trieste nella sua dualità non è stata esattamente come appariva. Entrambe hanno  nascosto dentro di se un’ anima oscura.

Sissi non era quella donna impersonata da Romy Schneider e neppure il prototipo della donna dell’ottocento. Nessuno forse  è stato ancora in grado di comprenderla fino in fondo. E così Trieste.

Come disse Mauro Covacich, ” la mia città è una città dai tratti meno definiti, forse non più aristocratica, di certo però ancora viva. Oggi la mia città è una Sissi col body in lycra, il piercing, i capelli blu cobalto e una salamandra tatuata sul collo”.

Insomma forse assomiglia più ad una Napoli del Nord e a noi piace immaginarla così!!!

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